Osservavo le proteste francesi relative alla proposta del loro governo per innalzare la loro età di accesso alla pensione portandola dagli attuali 62 anni a 64 anni e questo mi ha dato il La a diversi pensieri. Tra questi uno che è correlato all’argomento e cioè quello che con enorme fastidio, continuo a sentire praticamente ogni giorno: il mercato del lavoro. L’uscita dal mercato del lavoro…
Ecco… tanto per cominciare l’uso combinato di quelle due parole, mercato e lavoro proprio non lo digerisco. Perché chiamarlo mercato? Siamo forse oggetti o animali che si collocano in un mercato e c’è chi ne decide il valore? Non siamo forse esseri umani? E come tali, avendo dei diritti quello che offriamo non è forse il nostro tempo e la nostra abilità in cambio di danaro? Nessuno ci compra. Siamo noi che offriamo il nostro tempo.
Già questo dovrebbe essere un cambio di paradigma da perseguire visto che, dietro l’uso di quella parola si è costruita tutta una cultura dello sfruttamento con il risultato che, chi dà del lavoro ci fa quasi credere di starci facendo un favore per cui avendoci comprati può disporre di noi come crede fottendoci sui diritti e trattandoci da “padroni”. E no…non siete padroni della mia persona e questo dovrebbe essere chiaro.
Siete voi che, grazie a noi guadagnate e vi arricchite. Siete voi che dipendete da noi. Siete voi che dovrete solo essere grati a chi lavora concedendo a voi il proprio tempo e non il contrario. E visto che parliamo di tempo c’è allora una domanda che tutti dovremmo iniziare a porci: quanto di questo nostro tempo è giusto dover dare essendo per altro obbligati? Quanto di quel tempo di una vita umana è giusto avere libero? Quanto di quel tempo restante della nostra vita è giusto passare a godersi la propria vita?
Ecco, qui qualcuno ha deciso che l’età limite per andare in pensione è di 66 anni e 7 mesi ma…di questo passo continuerà ad aumentare per altro con un importo mensile sempre minore. Il tutto ovviamente si scontra poi con la necessità di inserire nel mondo del lavoro i giovani che, sulla carta potranno anche essere definiti occupabili ma…se le condizioni sono quelle attuali dubito che ne avranno le possibilità.
Ora mi chiedo che senso ha smettere di lavorare a 70 anni (e ci si arriverà se non cambiamo modello) per averne davanti altri dieci/quindici sperando di godere di buona salute? Anni in cui non ti godrai un bel niente perché con quei soldi che l’INPS ti darà, sarà già tanto se arriverai a fine mese. Anni in cui come tante larve finiremo a passare le nostre giornate in un centro commerciale o a guardare cantieri o in qualche sala bingo. Che senso ha?
Che senso ha lavorare tutta una vita per poi spegnersi lentamente (e parlo di chi sarà in buona salute perché per chi non lo sarà quello che lo attenderà sarà un calvario infernale…) senza potersi godere un po’ di mondo magari viaggiando, visitando posti, musei e godendo del proprio tempo libero? E qui scatta la provocazione: ma non sarebbe meglio essere in pensione dai 18 ai 30 anni che almeno, nel pieno vigore uno/a se la gode davvero la vita? Che a quell’età almeno si tromba: da vecchi nemmeno più quello!
Ma al di là della battuta (ma nemmeno poi tanto a pensarci bene!) come abbiamo fatto a permettere che si affermasse questo modello con questi paradigmi dove ci continuano a frantumare i coglioni col fatto che l’INPS (lo Stato) non ha i soldi per le pensioni così come per le scuole o gli ospedali o le strade ma cazzo, invece ne ha per comprare armi?
Certo, mi direte e ma i russi…i cinesi… dobbiamo essere pronti…eppure io mi chiedo: ma se chiediamo ad un cittadino russo o cinese come me, come voi che ne pensa siamo sicuri che alla fine pure loro non vorrebbero vivere una vita migliore? Il problema è sempre lo stesso: su tutto il pianeta vi è lo stesso paradigma: pochi decidono al posto di molti e fanno credere che quello attuale sia l’unico modello. Beh, io continuo a credere che i francesi abbiano ragione e che un modello diverso è possibile.




